mercoledì 29 settembre 2010

7a Capitale: Dakar, Senegal




Taipei continua nella sua lunga lista di capitali gemellate: arriveremo a descrivere le prossime due: Dakar e Lilongwe. Parliamo in questo post di quella che ha conquistato sonorita' internazionale, una visibilita' data anche grazie alla diaspora dei suoi concittadini ma soprattutto per una ricchezza culturale che la fa da padrona. E ovviamente, al clima di stabilita' che in questi anni ha regnato su questo strano e caldo paese dell'Africa Occidentale.







Vista di Dakar


Secondo stime del 2009, Dakar in se' ha una popolazione che si aggira sul milione di abitanti (1.100.000 circa) mentre se si conta anche la conurbazione si arriva fino alla cifra di 2 milioni e mezzo di persone, una delle capitali africane piu' popolate. Furono l'etnia dei Lebou a fondare il primo insediamento, vicino al 15esimo secolo, mentre i soliti portoghesi, instancabili viaggiatori, arrivano nel 1444 nell'isola di Goree, facendone un loro avamposto commerciale che sfrutteranno dal 1536 come punto focale nel commercio di schiavi. Dalla parte opposta nella terraferma, si costituira' un altro villaggio Lebou addetto a commerciare con gli Europei, che piano piano arriveranno in massa a commerciare con questo punto strategico: in particolar modo gli Olandesi, che dal 1588 conquistano Goree dandole l'attuale denominazione. Continua a passare di mano questa base di commercio verso le americhe, dagli Inglesi nel 1664 ai Francesi nel 1677 sotto i quali conosce un'ampia prosperita' soprattutto nei confronti del mercato della schiavitu': a monumento dela quale viene costruita la "Casa degli Schiavi nel 1776, data che sarcasticamente risulta essere proprio la data dell'indipendenza degli Stati Uniti. Nel 1857 i Francesi stabiliscono una base militare a Ndaakaru, che loro ribattezzarono Dakar, e lo annetterono alla repubblica Lebou, chiamata cosi' dagli stessi Francesi. Si previde l'abolizione della schiavitu' nel 1794, quando Napoleone, forse preso dalle possibilita' di guadagno la reintrodusse nel 1802, per poi abolirla definitivamente nel 1815 -nonostante continui clandestina fino al 1848. Una volta soppiantato il commercio degli schiavi, i Francesi decidono di ripristinare una fonte di guadagno iniziando a coltivare arachidi, ma una volta che il mercato commerciale si ingrandisce capiscono che l'isola non e' abbastanza grande come porto per continuarne la coltivazione all'interno di essa: si stabiliscono industrie sulla terraferma, mentre dal 1885 arriva la tratta ferroviaria Dakar-Saint Louis. Dakar cresce progressivamente fino a rimpiazzare Saint-Louis come capitale del French West Africa nel 1902, ampliando anche la propria rete ferroviaria: la Dakar-Bamako 1906-1923 incide sui traffici commerciali e consolida l'importanza della citta' come punto focale della regione. L'urbanizzazione durante il periodo coloniale e' stata contrassegnata da numerosi episodi di segregazione razziale e sociale -spesso espressa in termini di igiene e salute in generale- che continuano ancora oggi. Gia' dal 1914 l'epidemia di peste vide le autorita' spingere forzatamente gran parte degli africani fuori dai vecchi quartieri denominati "Plateau" verso il nuovo "Medina", separato un cordone sanitario. Nonostante Blaise Diagne - primo africano eletto deputato all'Assemblea Nazionale - cerco' di supportare le indigene popolazioni Lebou le quali dimostrarono una notevole resistenza nei confronti di questa vera e propria espropriazione del proprio territorio, negli anni l'altopiano divento' un vero e proprio distretto amministrativo, commerciale, residenziale sempre piu' riservato agli europei, distretto che venne replicato in citta' come Bamako (Mali), Conakry (Guinea), Abidjan (Costa d'Avorio), Brazzaville (Congo). Dall'indipendenza nel 1960, l'urbanizzazione si e' cosi' diffusa a macchia d'olio verso Est, passato Pikine, in un sobborgo pendolari la cui popolazione (1,200,000) nel 2001 superava la stessa citta' di Dakar, creando una conurbazione di quasi milioni di abitanti (oltre un quarto della popolazione nazionale). Dopo essere stata capitale della confederazione del Mali dal 1959 al 1960, e dopo esser stata eletta capitale del paese nel 1960 Dakar è diventata un importante centro finanziario, sede di una dozzina di banche nazionali e regionali (tra cui la BCEAO, che gestisce la valuta CFA), e di numerose organizzazioni internazionali, ONG e centri di ricerca internazionali. E' inoltre presente in citta' una grande comunità libanese (concentrata nel settore import-export), che risale al 1920, una comunità di uomini d'affari marocchina - e della Mauritania, di Capo Verde e della Guinea- mentre la stessa Dakar e' sede di ben 20.000 espatriati francesi. A partire dal 1978 prende l'avvio il famoso Rally di Dakar -noto anche come Parigi-Dakar in quanto nelle prime edizioni (dal 1979 al 1991 e ancora nel 1993, 1994, 1998, 2000 e 2001) il percorso iniziava appunto dalla capitale francese per terminare in quella del Senegal. In seguito, mentre l'arrivo si è mantenuto quasi sempre a Dakar, la sede di partenza ha subito diversi spostamenti e dal 1995 a oggi la corsa ha preso avvio da Parigi soltanto tre volte. Nel 2008 il rally e' stato cancellato a causa di minacce terroristiche e viene spostato in Sudamerica, dove si e' corsa anche l'edizione di quest'anno.




Un Hummer alla Parigi-Dakar


Edizione del 2005 della Parigi-Dakar




Nonostante il 26 Marzo del 2010 PeaceReporter riporti le dichiarazioni del Senegal, il quale nel festeggiare il 50esimo anniversario della sua indipendenza si pronuncia in maniera assoluta contro la schiavitu' e la tratta degli esseri umani, considerate crimini contro l'umanita' - e' il primo Paese africano, ex colonia francese, che prende una simile disposizione legislativa - il 22 Settembre di quest'anno Amnesty International si scaglia contro quella che chiama "la terra dell'impunita'" a causa della corrente diffusione di pratiche di tortura all'interno del paese. Il rapporto basantesi sulle missioni in Senegal degli ultimi 12 anni presenta infatti testimonianze e fotografie di prigionieri politici e vittime del conflitto di Casamance, con uomini e donne che affermano di aver subito maltrattamenti e torture di vario genere: un portavoce dell'organizzazione sottolinea "non ci sono stati deterioramenti del sistema giudiziario nel paese, ma neanche progressi negli ultimi 30 anni". Ma andiamo a vedere cosa e' successo negli anni scorsi. Analizzando la storia politica del Senegal si riscontra dal proclama della sua indipendenza -nel settembre del 1960- uno dei governi piu' democratici in tutta la storia dell'Africa: Léopold Senghor viene nominato da parte delle autorita' francesi primo presidente del Senegal. Uomo molto colto, ricevette l'educazione in Francia: poeta, filosofo e redattore dell'inno nazionale senegalese, "Pincez koras tous vos, frappez les balafon" non ebbe realmente una preparazione politica, e nella sua linea possiamo vedere un uomo brillante, pacifico e non un rivoluzionario come spesso accade nel continente; una figura simile fu quella di Ahmed Sekou Toure della vicina Guinea. Senghor "abdico'"nel 1981, quando consegno' il potere nelle mani di Abdou Diouf, suo precedente Ministro per lo Sviluppo e l'Industria, il quale rafforzo' l'economia e mantenne l'HIV sotto la soglia del 2%, uno dei migliori risultati raggiunti in tutto l'Africa. La linea politica stabile che contrassegno' il Senegal di quegli anni continuo' quando allo scadere del mandato di Diouf, venne eletto Abdoulaye Wade - con un passaggio del testimone avvenuto senza scontri - ancora regnante ai giorni nostri dalle elezioni del 1999 -viene riconfermato nel 2007-, avvenute secondo gli osservatori internazionali in modo chiaro e trasparente. Wade ha tentato la vittoria nelle presidenziali gia' dal lontano 1978, riuscendoci solamente vent'anni dopo; classe 1926 - se non addirittura prima, come mormorano certe voci maliziose - si presentera' per un terzo mandato dal 2012, se come ha affermato lo stesso Wade "Dio mi da' una lunga vita" - conterebbe gia' 86 anni. Tuttavia non e' tutto oro quel che luccica: dopo la lunga parentesi di inappuntabilita' dei due governi Senghor-Diouf, partono le prime polemiche riguardo la presidenza Wade. Oltre ad essere stato accusato di corruzione, limitazione alla stampa e nepotismo, sono piovute critiche per il suo "African Renaissance Monument", completato in Aprile del 2010 in occasione dell'indipendenza senegalese: sicuramente da record, la statua e' la piu' alta del mondo, 50 metri. Costruita da nordcoreani, fa discutere non solo il prezzo finale dell'opera -tra i 15 e i 24 milioni di euro - in un paese alle prese con disoccupazione, scarse infrasttutture e non solo, ma anche la direzione dei proventi turistici che deriveranno dalla visita di quest'opera: il 35% dei profitti viene reclamato dallo stesso Wade per aver concepito l'opera intellettualmente (!). A parte questi fasti che possiamo considerare inutili evidentemente, la risposta sociale e il fermento intellettuale che viene dal paese in se' e' abbastanza sensibile: e' del 23 Settembre la notizia che il regista senegalese El Hadji Momar Thiam vuole creare un museo del cinema per il quale e' stato gia' acquistato il terreno sul quale sorgera' il museo e che e' gia' stato messo a punto il relativo progetto. L'opera artistica di Thiam e' una delle piu' ricche del cinema africano: inizio' nel lontano 1963 la sua carriera - dando vita al cinema senegalese, il primo tra le pellicole africane e prima di Nollywood - realizzando il primo film senegalese 'Sarzan', tratto dal romanzo del suo compatriota, Birago Diop. Ma non solo a livello artistico il Senegal di distingue: circa 1.300 micro-progetti nei settori dell'istruzione, sanita' e ambiente sono in corso di esecuzione in tutte le regioni del Senegal, con fondi messi a disposizione del Programma nazionale per lo Sviluppo locale (Pndl) per una spesa totale di 5,6 milioni di euro. Oltre all'iniziativa sociale del governo per aiutare le vittime del terremoto di Haiti che causo' 200 mila morti: viene data la possibilita' a 85 ragazzi e 75 ragazze (in totale 160) di avere un alloggio, un appezzamento di terreno, e perfino il poter frequentare le universita' senegalesi. L'idea è quella di aiutarli a specializzarsi professionalmente in ruoli che permettano poi loro di contribuire al recupero e allo sviluppo economico, sociale e culturale di Haiti - l'annuncio è stato dato da Momodou Lamine Ba, ministro per le Relazioni Internazionali e le Questioni Umanitarie, durante una conferenza stampa tenuta a Dakar.




African Renaissance Monument, 2010





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