mercoledì 29 settembre 2010

7a Capitale: Dakar, Senegal




Taipei continua nella sua lunga lista di capitali gemellate: arriveremo a descrivere le prossime due: Dakar e Lilongwe. Parliamo in questo post di quella che ha conquistato sonorita' internazionale, una visibilita' data anche grazie alla diaspora dei suoi concittadini ma soprattutto per una ricchezza culturale che la fa da padrona. E ovviamente, al clima di stabilita' che in questi anni ha regnato su questo strano e caldo paese dell'Africa Occidentale.







Vista di Dakar


Secondo stime del 2009, Dakar in se' ha una popolazione che si aggira sul milione di abitanti (1.100.000 circa) mentre se si conta anche la conurbazione si arriva fino alla cifra di 2 milioni e mezzo di persone, una delle capitali africane piu' popolate. Furono l'etnia dei Lebou a fondare il primo insediamento, vicino al 15esimo secolo, mentre i soliti portoghesi, instancabili viaggiatori, arrivano nel 1444 nell'isola di Goree, facendone un loro avamposto commerciale che sfrutteranno dal 1536 come punto focale nel commercio di schiavi. Dalla parte opposta nella terraferma, si costituira' un altro villaggio Lebou addetto a commerciare con gli Europei, che piano piano arriveranno in massa a commerciare con questo punto strategico: in particolar modo gli Olandesi, che dal 1588 conquistano Goree dandole l'attuale denominazione. Continua a passare di mano questa base di commercio verso le americhe, dagli Inglesi nel 1664 ai Francesi nel 1677 sotto i quali conosce un'ampia prosperita' soprattutto nei confronti del mercato della schiavitu': a monumento dela quale viene costruita la "Casa degli Schiavi nel 1776, data che sarcasticamente risulta essere proprio la data dell'indipendenza degli Stati Uniti. Nel 1857 i Francesi stabiliscono una base militare a Ndaakaru, che loro ribattezzarono Dakar, e lo annetterono alla repubblica Lebou, chiamata cosi' dagli stessi Francesi. Si previde l'abolizione della schiavitu' nel 1794, quando Napoleone, forse preso dalle possibilita' di guadagno la reintrodusse nel 1802, per poi abolirla definitivamente nel 1815 -nonostante continui clandestina fino al 1848. Una volta soppiantato il commercio degli schiavi, i Francesi decidono di ripristinare una fonte di guadagno iniziando a coltivare arachidi, ma una volta che il mercato commerciale si ingrandisce capiscono che l'isola non e' abbastanza grande come porto per continuarne la coltivazione all'interno di essa: si stabiliscono industrie sulla terraferma, mentre dal 1885 arriva la tratta ferroviaria Dakar-Saint Louis. Dakar cresce progressivamente fino a rimpiazzare Saint-Louis come capitale del French West Africa nel 1902, ampliando anche la propria rete ferroviaria: la Dakar-Bamako 1906-1923 incide sui traffici commerciali e consolida l'importanza della citta' come punto focale della regione. L'urbanizzazione durante il periodo coloniale e' stata contrassegnata da numerosi episodi di segregazione razziale e sociale -spesso espressa in termini di igiene e salute in generale- che continuano ancora oggi. Gia' dal 1914 l'epidemia di peste vide le autorita' spingere forzatamente gran parte degli africani fuori dai vecchi quartieri denominati "Plateau" verso il nuovo "Medina", separato un cordone sanitario. Nonostante Blaise Diagne - primo africano eletto deputato all'Assemblea Nazionale - cerco' di supportare le indigene popolazioni Lebou le quali dimostrarono una notevole resistenza nei confronti di questa vera e propria espropriazione del proprio territorio, negli anni l'altopiano divento' un vero e proprio distretto amministrativo, commerciale, residenziale sempre piu' riservato agli europei, distretto che venne replicato in citta' come Bamako (Mali), Conakry (Guinea), Abidjan (Costa d'Avorio), Brazzaville (Congo). Dall'indipendenza nel 1960, l'urbanizzazione si e' cosi' diffusa a macchia d'olio verso Est, passato Pikine, in un sobborgo pendolari la cui popolazione (1,200,000) nel 2001 superava la stessa citta' di Dakar, creando una conurbazione di quasi milioni di abitanti (oltre un quarto della popolazione nazionale). Dopo essere stata capitale della confederazione del Mali dal 1959 al 1960, e dopo esser stata eletta capitale del paese nel 1960 Dakar è diventata un importante centro finanziario, sede di una dozzina di banche nazionali e regionali (tra cui la BCEAO, che gestisce la valuta CFA), e di numerose organizzazioni internazionali, ONG e centri di ricerca internazionali. E' inoltre presente in citta' una grande comunità libanese (concentrata nel settore import-export), che risale al 1920, una comunità di uomini d'affari marocchina - e della Mauritania, di Capo Verde e della Guinea- mentre la stessa Dakar e' sede di ben 20.000 espatriati francesi. A partire dal 1978 prende l'avvio il famoso Rally di Dakar -noto anche come Parigi-Dakar in quanto nelle prime edizioni (dal 1979 al 1991 e ancora nel 1993, 1994, 1998, 2000 e 2001) il percorso iniziava appunto dalla capitale francese per terminare in quella del Senegal. In seguito, mentre l'arrivo si è mantenuto quasi sempre a Dakar, la sede di partenza ha subito diversi spostamenti e dal 1995 a oggi la corsa ha preso avvio da Parigi soltanto tre volte. Nel 2008 il rally e' stato cancellato a causa di minacce terroristiche e viene spostato in Sudamerica, dove si e' corsa anche l'edizione di quest'anno.




Un Hummer alla Parigi-Dakar


Edizione del 2005 della Parigi-Dakar




Nonostante il 26 Marzo del 2010 PeaceReporter riporti le dichiarazioni del Senegal, il quale nel festeggiare il 50esimo anniversario della sua indipendenza si pronuncia in maniera assoluta contro la schiavitu' e la tratta degli esseri umani, considerate crimini contro l'umanita' - e' il primo Paese africano, ex colonia francese, che prende una simile disposizione legislativa - il 22 Settembre di quest'anno Amnesty International si scaglia contro quella che chiama "la terra dell'impunita'" a causa della corrente diffusione di pratiche di tortura all'interno del paese. Il rapporto basantesi sulle missioni in Senegal degli ultimi 12 anni presenta infatti testimonianze e fotografie di prigionieri politici e vittime del conflitto di Casamance, con uomini e donne che affermano di aver subito maltrattamenti e torture di vario genere: un portavoce dell'organizzazione sottolinea "non ci sono stati deterioramenti del sistema giudiziario nel paese, ma neanche progressi negli ultimi 30 anni". Ma andiamo a vedere cosa e' successo negli anni scorsi. Analizzando la storia politica del Senegal si riscontra dal proclama della sua indipendenza -nel settembre del 1960- uno dei governi piu' democratici in tutta la storia dell'Africa: Léopold Senghor viene nominato da parte delle autorita' francesi primo presidente del Senegal. Uomo molto colto, ricevette l'educazione in Francia: poeta, filosofo e redattore dell'inno nazionale senegalese, "Pincez koras tous vos, frappez les balafon" non ebbe realmente una preparazione politica, e nella sua linea possiamo vedere un uomo brillante, pacifico e non un rivoluzionario come spesso accade nel continente; una figura simile fu quella di Ahmed Sekou Toure della vicina Guinea. Senghor "abdico'"nel 1981, quando consegno' il potere nelle mani di Abdou Diouf, suo precedente Ministro per lo Sviluppo e l'Industria, il quale rafforzo' l'economia e mantenne l'HIV sotto la soglia del 2%, uno dei migliori risultati raggiunti in tutto l'Africa. La linea politica stabile che contrassegno' il Senegal di quegli anni continuo' quando allo scadere del mandato di Diouf, venne eletto Abdoulaye Wade - con un passaggio del testimone avvenuto senza scontri - ancora regnante ai giorni nostri dalle elezioni del 1999 -viene riconfermato nel 2007-, avvenute secondo gli osservatori internazionali in modo chiaro e trasparente. Wade ha tentato la vittoria nelle presidenziali gia' dal lontano 1978, riuscendoci solamente vent'anni dopo; classe 1926 - se non addirittura prima, come mormorano certe voci maliziose - si presentera' per un terzo mandato dal 2012, se come ha affermato lo stesso Wade "Dio mi da' una lunga vita" - conterebbe gia' 86 anni. Tuttavia non e' tutto oro quel che luccica: dopo la lunga parentesi di inappuntabilita' dei due governi Senghor-Diouf, partono le prime polemiche riguardo la presidenza Wade. Oltre ad essere stato accusato di corruzione, limitazione alla stampa e nepotismo, sono piovute critiche per il suo "African Renaissance Monument", completato in Aprile del 2010 in occasione dell'indipendenza senegalese: sicuramente da record, la statua e' la piu' alta del mondo, 50 metri. Costruita da nordcoreani, fa discutere non solo il prezzo finale dell'opera -tra i 15 e i 24 milioni di euro - in un paese alle prese con disoccupazione, scarse infrasttutture e non solo, ma anche la direzione dei proventi turistici che deriveranno dalla visita di quest'opera: il 35% dei profitti viene reclamato dallo stesso Wade per aver concepito l'opera intellettualmente (!). A parte questi fasti che possiamo considerare inutili evidentemente, la risposta sociale e il fermento intellettuale che viene dal paese in se' e' abbastanza sensibile: e' del 23 Settembre la notizia che il regista senegalese El Hadji Momar Thiam vuole creare un museo del cinema per il quale e' stato gia' acquistato il terreno sul quale sorgera' il museo e che e' gia' stato messo a punto il relativo progetto. L'opera artistica di Thiam e' una delle piu' ricche del cinema africano: inizio' nel lontano 1963 la sua carriera - dando vita al cinema senegalese, il primo tra le pellicole africane e prima di Nollywood - realizzando il primo film senegalese 'Sarzan', tratto dal romanzo del suo compatriota, Birago Diop. Ma non solo a livello artistico il Senegal di distingue: circa 1.300 micro-progetti nei settori dell'istruzione, sanita' e ambiente sono in corso di esecuzione in tutte le regioni del Senegal, con fondi messi a disposizione del Programma nazionale per lo Sviluppo locale (Pndl) per una spesa totale di 5,6 milioni di euro. Oltre all'iniziativa sociale del governo per aiutare le vittime del terremoto di Haiti che causo' 200 mila morti: viene data la possibilita' a 85 ragazzi e 75 ragazze (in totale 160) di avere un alloggio, un appezzamento di terreno, e perfino il poter frequentare le universita' senegalesi. L'idea è quella di aiutarli a specializzarsi professionalmente in ruoli che permettano poi loro di contribuire al recupero e allo sviluppo economico, sociale e culturale di Haiti - l'annuncio è stato dato da Momodou Lamine Ba, ministro per le Relazioni Internazionali e le Questioni Umanitarie, durante una conferenza stampa tenuta a Dakar.




African Renaissance Monument, 2010





domenica 26 settembre 2010

6a capitale, Monrovia, Liberia


Una notizia recente dei tabloid internazionali riguarda la presunta storia tra Naomi Campbell e l'ex presidente della Liberia, Charles Taylor: si assume infatti che la top model di colore abbia ricevuto un diamante di grosso calibro, probabilmente "insanguinato", e di pietre preziose "sporche". Sono partite subito le accuse, addirittura da esponenti di Hollywood, come Mia Farrow, e dalla corte dei crimini di guerra e del Sierra Leone, la quale chiede spiegazioni su come sia arrivato quel diamante alla modella, e da dove provenga in realta'. Secondo la Farrow, che partecipo' ad un viaggio in Africa con la Venere Nera, la top model riferi' del regalo e della sua intenzione di donarlo al Fondo di aiuti all'infanzia di Nelson Mandela (Nmcf). La fondazione ha poi confermato la consegna di tre piccoli diamanti ma ha precisato, con una missiva al tribunale, di non aver utilizzato le pietre per non coinvolgere l'organizzazione in "attività illegali" e di averle consegnate alla polizia sudafricana. Il collegamento tra l'ex dittatore e i ''diamanti insanguinati'' e' considerato un elemento chiave dai giudici del Tribunale speciale per la Sierra Leone all'Aja, che processano l'ex dittatore per crimini di guerra e contro l'umanita': Charles Taylor, infatti, non e' quel che si potrebbe chiamare stinco di santo: arrestato il 26 marzo del 2006 in Nigeria, e' infatti accusato di aver foraggiato i ribelli del Fronte rivoluzionario unito (Fru) nel corso della guerra civile in Sierra Leone in cambio di diamanti poi messi sul mercato. Oltre a questo, il commercio messo in atto dall'ex sergente sarebbe successivamente servito per alimentare la campagna di terrore in Sierra Leone tra il 1997 e il 2001. Naturalmente all'apertura del processo -nel gennaio 2008- Taylor ha negato tutti i capi di accusa, che includono crimini di guerra e contro l'umanita', omicidi e stupri. Con dati alla mano si puo' vedere che nei dieci anni di guerra civile in Sierra Leone che le vittime stimate siano state almeno 120 mila: mentre il figlio dell'ex presidente della Liberia Charles McArthur Emmanuel Taylor è stato condannato dalle autorita' con una pena commutata in sanzione economica -tramite il pagamento di 22 milioni di dollari come risarcimento a 5 persone torturate durante la guerra civile svoltasi nel paese - il padre invece venne, nello scorso anno, condannato a 97 anni di carcere per crimini contro l'umanità. La corte suprema e' quella americana, per la prima volta giudicante un cittadino estero per fatti compiuti al di fuori del suolo statunitense - anche se Taylor attualmente e' un cittadino americano. Attualmente la situazione in Liberia pare stabilizzata a livello politico, anche se un altro ribelle corrotto nonche' capo di paramilitari che rovesciarono assieme a Taylor il potere durante le guerre civili in Liberia sta concorrendo per le presidenziali del novembre 2011. Il "signore della guerra" Prince Johnson, famoso per le sue maniere spicce e per un video in cui lo si scorge sorseggiare birra mentre i suoi uomini sono intenti a mozzare le orecchie all'ex presidente Samuel Doe prima di assassinarlo brutalmente, e' oggi un "rispettabile" senatore della Repubblica liberiana, eletto a valanga nel 2005 nella sua regione d'origine. Questo Africano, noto piu' per gli stupri perpetrati dalle sue truppe che per grandi alzate di ingegno militari, sembra lanciatissimo nelle elezioni che lo vedranno concorrere con George Weah -l'ex calciatore del Milan che perse le elezioni contro l'attuale presidentessa liberiana- e con la stessa Sirleaf, oggi presidente. Alle critiche rivoltegli per il suo duro regime dove le oppressioni, stupri e loschi commerci erano all'ordine del giorno, Johnson risponde: «Non vedo che c'è di male. Abbiamo avuto una guerra civile, come l'America, come altri paesi. Tutti questi paesi alla fine sono andati avanti», ha detto l'ex capo ribelle in un'intervista alla Bbc «lo stesso generale de Gaulle ha combattuto la guerra ed è poi diventato presidente. Prendete Franklin Delano Roosevelt, o il generale Eisenhower. La Liberia non fa eccezione». Cosa ci si poteva aspettare? Lui e' alleato del sanguinario presidente Charles Taylor, oggi alla sbarra all'Aja per le atrocità a lui imputate durante la guerra civile nella vicina Sierra Leone, il quale all'epoca delle elezioni del 1997, quando la guerra civile ancora infuriava, si candidò e fece una campagna scandita dallo slogan: «Ho ucciso tuo padre, ho ucciso tua madre. Vota per me». Ottenne il 75 per cento dei voti. Chissà che il suo ex collega non rispolveri lo stesso slogan.



Una strada trafficata del centro di Monrovia


Vista di Monrovia

Mappa di Monrovia
A Monrovia ci vivono oggi circa 570,000 abitanti, 1,010,000 se si conta l'area metropolitana: assorbe il 29% percento della popolazione liberiana, rappresentando non solo il maggiore centro del paese ma anche quello finanziario, culturale e politico. Si commercializzano principalmente latex e ferro. Sono inoltre presenti cementifici, raffinerie, industrie di mattoni e di piastrelle. L'area fu chiamata inizialmente Cabo Mesurado dai marinai Portoghesi nel 1560, ma il vero e proprio insediamento inizio' quando i primi schiavi sopravvissuti cercarono di insediarsi nella zona, sotto gli auspici della Societa' Americana della Colonizzazione: arrivati a piu' tornate, battezzarono Christopolis la loro citta', cambiandole nome nel 1824 in Monrovia, in onore del presidente americano James Monroe, il quale fu un acceso sostenitore delle colonie nere in Africa, preferibili piuttosto di un'emancipazione in America. All'inizio del ventesimo secolo la citta' viene divisa in due parti: una nella quale si installano gli americani e i liberiani emigranti dal Sud-America (Monrovia) l'altra dove vivono le etnie locali, Krus, Bassas Grebos e molte altre (Krutown): di 4000 residenti, 2.500 erano Americo-Liberiani. Il secondo dopoguerra in Liberia fu caratterizzato dal governo di William Tubman, eletto nel 1944 e poi riconfermato alla carica di presidente per cinque mandati -per un totale di 27 anni- e cercò durante il suo periodo di presidenza di ridurre la distanza sociale, economica e politica fra gli Americo-liberiani e i nativi, ai quali estese il voto; riuscì ad attirare nuovi investimenti esteri in Liberia, e usò il denaro entrante per rimodernare il paese. Tubman riuscì ad attirare nuovi investimenti esteri in Liberia, e usò il denaro entrante per rimodernare il paese. Furono scoperti giacimenti minerari e furono costruite scuole, strade e ospedali. Durante il suo governo, inoltre, la Liberia emerse sul piano internazionale; il paese fu fra i membri fondatori sia delle Nazioni Unite che della Organizzazione di Unità Africana. venne successivamente definito, per la portata dei suoi obiettivi e delle riforme che mise in atto, Tubman "l'artefice della Liberia moderna". Nel 1979 l'Organizzazione di Unità Africana tiene la sua conferenza in Monrovia, l'allora presidente liberiano William Tolbert come suo presidente in carica: durante il suo mandato taglia del 50% i costi delle tasse universitarie e promuove la costruzione di case popolari; nel 1979, nel tentativo di risollevare l'economia locale, Tolbert propone di imporre un dazio sul riso importato dall'estero, iniziativa destinata a creare malumori. Essa infatti suscito' una violenta reazione nel paese, che assunse quasi i tratti di una vera e propria guerra civile, con molti morti e danni alle infrastrutture (specialmente a Monrovia): pochi mesi dopo, il sergente maggiore Samuel Doe dell'esercito liberiano diede vita a un colpo di stato in cui lo stesso Tolbert venne ucciso tramite un raid delle truppe di Doe nei palazzi del governo Nel 1980, anche in seguito al crollo dei prezzi della gomma che aveva creato ulteriori difficoltà all'economia liberiana, Tolbert iniziò a cercare la cooperazione economica con la Libia e Cuba, ed e' stato talvolta suggerito che il colpo di stato di Doe possa essere stato finanziato dalla CIA, al fine di impedire che la Liberia prendesse contatti con potenze esterne, soprattutto con Cuba. Il colpo di stato guidato da Samuel Doe mise fine a 133 anni di predominio politico degli Americo-liberiani: (Doe era un nativo di etnia Krahn) egli promise di far tornare il paese al regime civile entro il 1985, sospese la costituzione, e iniziò a liberare i prigionieri politici imprigionati durante il governo di Tubman e Tolbert. Inoltre venne abbozzata una nuova costituzione che prescriveva un sistema democratico multipartitico, la approvata con referendum nel 1984. Sebbene il colpo di stato fosse appoggiato dalla popolazione liberiana, Doe non era un politico esperto e non riuscì a impedire che si creassero nel paese nuove tensioni politiche ed etniche. Doe annullò anche l'opera di "disallineamento" di Tolbert, tornando a prendere posizione in modo spiccatamente filo-statunitense e anticomunista, iniziando nello stesso momento a imbavagliare la stampa e l'opposizione politica e insediando membri della propria etnia nelle posizioni di potere - discriminando successivamente in modo sempre più marcato gli altri gruppi etnici (soprattutto i Gio e i Mano). Nell'Ottobre 1985 si tengono le prime elezioni posteriori al colpo di stato, apparentemente per legittimare il regime di Doe. Ci sara' vincitore Doe, infatti, ma questo non avra' in realta' nessun legame con il golpista: Jackson Doe del Liberia Action Party (LAP) infatti sara' acclamato come vincitore da tutti gli osservatori internazionali, vincendo le elezioni con un ampio margine. Doe sergente non prendera' affatto bene questa votazione, e solo dopo una settimana di conteggio inizio' a licenziare gli ufficiali deputati alla conta dei voti rimpiazzandoli con un quelli di un suo speciale comitato, il quale annuncera' che Samuel Doe ha vinto le elezioni con il 50,9% dei voti. Come a risposta di questo abuso elettorale arriva in novembre un contro colpo di stato lanciato da Thomas Quikwonkpa, i quali soldati occupano brevemente la radio e il parlamento esecutivo. Ma non durera' per molto, infatti tre giorni dopo la repressione si intensifica e sia l'entourage di Quiwonkpa che 2000 civili verranno uccisi, mentre saranno imprigionati piu' di cento oppositori politici - inclusi Jackson Doe e il giornalista della BBC Isaac Bantu. Le tensioni fra le diverse etnie emerse durante il governo di Doe fecero si che numerosi profughi sconfinassero dal nord della Liberia in Costa d'Avorio. Charles Taylor, che era stato ministro di Doe e poi imprigionato per corruzione, accolse questi profughi e li addestrò militarmente, creando un piccolo esercito di 100 uomini chiamato National Patriotic Front of Liberia (NPFL). Proprio il giorno di natale e quindi un giorno propizio per iniziare una guerriglia a causa dell'imprevedibilita', il 25 dicembre 1989, l'NPFL penetrò in Liberia, ricevendo l'apporto di un gran numero di ribelli soprattutto delle etnie Gio e Mano -quelle fortemente discriminate da Doe- e di altri gruppi. Inizia la prima guerra civile americo-liberiana, e si staglia all'orizzonte anche la figura di Prince Johnson il quale entra in Liberia con Taylor, il quale riceve rinforzi dagli Stati Uniti tramite truppe senegalesi - dall'illuminante libro di Adebajo Adekeye , 'Liberia's Civil War: Nigeria, ECOMOG, and Regional Security in West Africa,' Lynne Rienner/International Peace Academy, 2002, p.107 - anche se queste hanno portato un servizio breve al conflitto. Doe viene successivamente catturato e torturato da Johnson e dai suoi uomini durante la guerra, e ripreso da una telecamera durante l'esecuzione capitale: si vede anche un malvagio Prince Johnson che durante il taglio delle orecchie di Doe da parte dei suoi uomini, beve tranquillo una Budweiser -non si sa se sia tralaltro un tentativo di macabra pubblicita'. Nel 1995 si tenne una conferenza di pace organizzata congiuntamente dall'ECOWAS, dalle Nazioni Unite, dall'Unione Europea, dagli Stati Uniti e dall'Organizzazione di Unità Africana. In questo contesto Taylor acconsentì a un cessate il fuoco. Due anni dopo vinse le elezioni presidenziali, sebbene i combattimenti e le violenze nel paese non fossero ancora terminati del tutto. Fra l'altro, Taylor fu accusato di finanziare gruppi eversivi anche nei paesi confinanti, in gran parte usando gli introiti ricavati dall'estrazione di diamanti. Nel 1999 scoppiò una nuova guerra civile, questa volta causata dalla nascita di un movimento di ribelli chiamato Liberians United for Reconciliation and Democracy (LURD), appoggiato dalla Guinea. Un terzo esercito ribelle, il Movement for Democracy in Liberia (MDL), nacque nel 2003. Taylor perse il controllo di gran parte del paese, e la stessa Monrovia fu messa sotto assedio dal LURD.
Dopo un nuovo intervento delle forze dell'ECOWAS e degli Stati Uniti, l'11 agosto 2003 Taylor diede le dimissioni, trasferendosi in esilio in Nigeria (che in seguito avrebbe decretato la sua estradizione). Fu sostituito dal vicepresidente Moses Blah, che formò un governo di transizione.Nel 1999 scoppiò una nuova guerra civile, questa volta causata dalla nascita di un movimento di ribelli chiamato Liberians United for Reconciliation and Democracy (LURD), appoggiato dalla Guinea. Un terzo esercito ribelle, il Movement for Democracy in Liberia (MDL), nacque nel 2003. Taylor perse il controllo di gran parte del paese, e la stessa Monrovia fu messa sotto assedio dal LURD. Dopo un nuovo intervento delle forze dell'ECOWAS e degli Stati Uniti, l'11 agosto 2003 Taylor diede le dimissioni, trasferendosi in esilio in Nigeria (che in seguito avrebbe decretato la sua estradizione). Fu sostituito dal vicepresidente Moses Blah, che formò un governo di transizione. In 2002, Leymah Gbowee organizza il movimento delle donne della liberia per la pace, il Women of Liberia Mass Action for Peace, pregando e cantando con donne locali in un mercato del pesce a Monrovia: questo movimento aiutera' a mettere la parola fine alla seconda guerra civile liberiana nel 2003, e dopo un governo di supporto per due anni, alla elezione di Ellen Johnson Sirleaf nel 2005, la prima presidentessa donna nella storia dell'Africa. La Presidente liberiana durante il corso del suo mandato si sta distinguendo per la propria lungimiranza ed equita': ha difatti dato vita ad un team composto da persone provenienti da ambiti diversi, come il Ministero delle Pari Opportunità liberiano, l'ufficio del Gender Advisor dell'Onu (UNMIL/OGA) e la variegata galassia della società civile liberiana con l'obiettivo di preparare il programma politico da seguire per garantire una sempre maggiore parità fra i generi e per favorire lo sviluppo della condizione femminile in Liberia ancora seriamente compromessa sul piano della sicurezza e dell'educazione. Dalla fine della guerra civile la condizione della donna in Liberia è migliorata ma la violenza sulle donne continua ad essere molto estesa e restano ancora aperte le ferite, difficilmente rimarginabili del tutto, di tutte quelle donne brutalmente violate durante i quattordici anni di guerra civile da parte, soprattutto, dei ribelli di Charles Taylor. Per la prima volta nella storia di un paese uscito da poco da una così lunga e crudele guerra costata la vita a centinaia di miglia di persone, infatti, le diverse istituzioni che agiscono nel paese, dal governo nazionale, alle Nazioni Unite presenti con la UNMIL (United Nation Mission in Liberia), alla società civile, hanno lavorato insieme per la stesura di un documento programmatico politico volto all'implementazione della Risoluzione 1325 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, adottata dall'organo Onu nel 2000, e relativa alla condizione femminile. La Risoluzione 1325 del Consiglio di Sicurezza del 2000 era stata fino ad ora implementata da relativamente pochi paesi, la maggior parte dei quali europei. In tale ottica è dunque evidente l'importante passo che la Liberia, l'unico paese africano ad essere guidato da una donna democraticamente eletta, sta faticosamente attuando.


Movimento pacifista delle donne liberiane



Cascate nel Parco Nazionale della Liberia

Proiettili per le strade di Monrovia




Approfondimenti:
http://www.nairaland.com/nigeria/topic-182685.0.html http://livinginmonrovia.blogspot.com/ http://www.globalsecurity.org/military/world/liberia/monrovia-maps.htm http://www.culanth.org/?q=node/58 http://www.praythedevilbacktohell.com/nonflash/press.htm

sabato 25 settembre 2010

5a capitale: Majuro, Isole Marshall


Inizialmente abitate dai Micronesiani gia' dal secondo millennio avanti Cristo, gli europei scoprirono la loro esistenza soltanto nel XVI secolo, quando l'esploratore spagnolo De Salazar avvisto' nel 1526 un' isola alla quale collego' successivamente un intero arcipelago nei suoi viaggi successivi. Le visite spagnole continuarono indisturbate fino al 1788, quando John Charles Marshall arriva nelle isole: da le mappe inglesi le chiameranno sempre col suo nome, nonostante proteste iberiche recanti in se' il diritto di sovranita', poiche' esse fanno parte dell'Oceania spagnola. Riconosciute le proteste della comunita' internazionale nel 1874, esse vennero tuttavia vendute nel 1884 tramite mediazione papale, che permise l'insediamento di una compagnia tedesca di commercio, la quale fara' diventare le isole parte del protettorato della Nuova Guinea Tedesca. Alla fine della prima guerra mondiale, la Germania, sconfitta, lascia alla Societa' delle Nazioni il mandato, che nel 1920 andra' al Giappone. Il quale introdurra' una forte amministrazione e cerchera' di cambiare il sistema da matrilineare a patrilineare, ma senza successo. Ci fu una giapponesizzazione dell'isola, comprendente l'educazione in lingua giapponese e un programma mirato a diffondere una cultura generale focalizzata su quella nipponica. Durante la seconda guerra mondiale, gli USA occupano e invadono il territorio nel 1944, distruggendo o disperdendo le guarnigioni giapponesi. Dal 1946 al 1958 gli statunitensi fecero 67 test nucleari, tra i quali il piu' grande mai provato, il Castle Bravo (1957). Gia' nel 1956 la Commissione per l'Energia Atomica giudico' di gran lunga le Isole Marshall come il posto piu' contaminato al mondo a livello nucleare. Si espose una grande massa di Isolani a malattie di salute - come cancro e malformazioni delle nascite- , e a causa della potente detonazione della prima bomba all'idrogeno si sbriciolo' addirittura un intero atollo, l'Enetewak; ci sono ancora cause in corso tra il governo Usa e quello delle Isole. Governo isolano che si forma nel 1979, anno della completa indipendenza: che dura ben poco, poiche' nel 1986 la Compact of Free Association, -compagnia dove sono presenti anche gli Stati Uniti- introdusse a forza le Isole Marshall in una sua sovranita' -in teoria questa permette agli US di intervenire solo in caso di difesa, ma risulta ampia l'influenza anche che questi esercitano che confronti dell'isola. Gli Usa provvedono inoltre a fornire 57 milioni di dollari all'anno fino al 2013, dopodiche' 62,7 milioni fino al 2023, data dalla quale un fondo di fiducia fatto con contributi di ambo le parti iniziera' un risarcimento annuale. Il 15 Settembre 2007, Wilton Barry, dell'industria del Copra -carne di cocco- di Majuro, ha garantito alle autorita', ad aziende private e agli imprenditori che ha sperimentato l'olio di cocco come alternativa del diesel per veicoli, generatori e navi, e che gli alberi di cocco abbondano nelle isole tropicali del pacifico. A dispetto di questa disponibilita' tuttavia il 3 Luglio 2008 il governo delle Isole Marshall ha dichiarato uno stato di emergenza correlata a tagli nell'energia dovuto a mancanze finanziarie e ad insoliti alti costi energetici.

Citta' di Majuro

Majuro e' un insieme di 64 atolli corallini, ma e' anche il centro principale che viene investito del ruolo di capitale, la quale conta 25,000 abitanti. I marshallesi sono di origine micronesiana e migrarono dall'asia svariati millenni fa; soltanto una minoranza hanno antenati asiatici, forse giapponesi. I due terzi vivono a Majuro e a Ebeye, mentre il resto della popolazione e' sparsa tra i gli atolli vicini, tra i quali si consuma una vita tradizionale a causa anche della mancanza di opportunita' lavorative e di sviluppo economico. Ma piu' che l'economia, ora cio' che preoccupa il governo Marshallese riguarda un problema prettamente ambientale: entro la fine del secolo infatti i livelli dei mari potrebbero salire di due metri, sommergendo gran parte degli atolli che formano l'arcipelago delle Isole Marshall. I locali e il governo lanciano gia' l'allarme e si preparano alla migrazione, mentre ci si chiede se l'acqua possa cancellare una nazione, la sua storia e la sua identità giuridica. Successiva e' la domanda che si insinua in un discorso di confini nazionali: essi valgono anche se il paese e' interamente sotto il livello del mare? Naturalmente questo futuro problema delle Isole Marshall riguardera' anche i nostri compaesani veneziani, i quali tuttavia ogni anno sono alle prese con un innalzamento periodico del livello del mare, anche solo per qualche pioggia recidiva.

Kwajalein Island

Isole Marshall


Atollo di Majuro


Atollo di Majuro

Atollo di Majuro



Aeroporto Internazionale di Majuro

venerdì 24 settembre 2010

4a Capitale: Lome', Togo


Nella regione ribattezzata poi "Costa degli Schiavi", e' la Germania che assume con la Conferenza di Berlino del 1884 un protettorato sui dintorni di Togoland: ruolo che mantiene fino alla prima guerra mondiale, quando dopo aver perso le colonie in Africa il territorio passera' alla Francia, che ne sara' l'ufficiale fruitore fino al periodo della decolonizzazione e all'indipendenza nazionale del Togo del 1960. La storia del Togo e' un altro esempio di come in Africa il potere si instauri e si modifichi in maniera improvvisa e violenta: nel 1963 un gruppo di soldati con capo il sergente Etienne Gnassingbé Eyadéma rovescia l'allora presidente Sylvanus Olimpio, che viene assassinato da un gruppo di soldati. Come nuovo presidente viene designato dal sergente Emmanuel Bodjollé, capo del temporaneo Insurrection Committee , Nikolas Grunitzky che governera' dal 1963 al 1967 quando nuovamente un colpo di stato senza dispersione di sangue capitanato da Eyadéma lo esiliera' a Parigi. Eyadéma stesso prendera' il potere questa volta, e governera' dal 1967 fino all'anno della sua morte, nel 2005: con 38 anni di governo e' stato il mandato piu' longevo in Africa -dopo la morte del Re Hassan II del Marocco nel 1999. Nonostante abbia vinto elezioni a mani basse nel 72, nel 79 e nell'86 dovette subire l'attentato aereo del 1974 del quale fu unico superstite, e un successivo attentato di una sua guardia del corpo, del quale conservo' il proiettile come amuleto contro la sfortuna. Nuovamente ci fu un attacco nel 1993 al campo militare Tokoin dove viveva, ma anche li' si salvo', nonostante gran parte del suo personale e delle sue bodyguards furono uccise, compreso il suo capo personale dello staff, il generale Mawulikplimi Ameji. Vinse inoltre le elezioni del 1993 con il 96%, quelle del 1998 con il 52% -naturalmente con accuse di frode e di massacri di centinaia di opponenti- e, dopo un'opportuno cambio di costituzione che limitava i mandati, vinse anche quelle del 2002. Cambio' inoltre l'eta' di investitura di un possibile candidato a presidente, da 45 anni a 35 -guarda caso l'eta' che possedeva proprio suo figlio al momento della legge, volendo gia' pensare ad una successione, forse a causa dell'eta: morira' infatti tre anni dopo. Fu anche il presidente dell'Organizzazione per l'Unita' Africana dal 2001 al 2002 cercando di mediare tra il governo e i ribelli della Costa D'avorio. Al suo funerale nel 2005 parteciparono numerosi capi di governo, tra cui quelli del Ghana, del Benin, del Niger, della Costa d'avorio, della Nigeria. Anche Eyadéma cerco' consensi come molti suoi colleghi contemporanei attraverso il culto della personalita', diretto a pubblicizzare la sua figura e a edulcorarla per ottenere voti: era solito avere nel suo entourage 1000 danzatrici che cantavano le sue lodi; ritratti che adornavano gran parte dei negozi; una statua di bronzo nella capitale, Lome'; orologi da polso da 20$ con il suo ritratto che appare e scompare ogni 15 secondi; persino un fumetto che lo dipinge come un supereroe con superpoteri di invulnerabilita' e una forza immensa. In aggiunta a queste raffinate strategie di culto della personalita', il giorno in cui scampo' ad uno dei numerosi attentati inizio' a diventare "Festa della vittoria delle forze del male". Questo contribui' a far in modo che la sua immagine parlante seducesse e convincesse molto piu' di mille idee in una complessa strategia di comunicazione d'impatto, la quale precedera' molti altri presidenti-dittatori. Nonostante sia stato designato il figlio Faure, le proteste internazionali lo fanno desistere dall'assumere direttamente il potere e si opta per le elezioni che il 5 Maggio 2005 tuttavia lo rivedono vincitore e cosi' nuovo presidente del Togo. Numerose proteste sono state apportate, per il ladrocinio di computer destinati a contare le schede, per i numerosi -5oo-omicidi di dissidenti. Piu' di 40000 togolesi ripararono nelle citta' vicine. Nel 2009 viene arrestato il fratello e ministro della difesa per l'attentato contro il presidente, mentre sempre nel 2009 viene abolita la pena di morte.Faure Gnassingbe' vince nuovamente le elezioni del Marzo 2010, iniziando il secondo mandato.
Lome' conta oggi circa 750,000 persone ed e' il centro commerciale amministrativo e industriale del paese, oltre che il suo principale porto. Malgrado le copiose esportazioni di caffe', semi di cacao, cocco, e palme, e possieda una raffineria di petrolio, meta' popolazione rimane sotto la linea internazione della poverta' di 1,25 $ al giorno.

Una vista della Regione Tamberma, una delle piu' interessanti del Togo


Il pastore Doug con i danzatori del fuoco in Sara KapouVista di una citta' costiera
Vista di un villaggio dell'entroterra togolese

giovedì 23 settembre 2010

3a Capitale, Banjul, Gambia




Se la scelta di mettere Taipei come seconda capitale dopo Mbabane risultava in qualche modo obbligatoria, poiche' era l'unica capitale gemellata con essa, questa volta data la grandezza e la celebrita' di Taipei fa si' che la scelta sia piu' difficile. Inizialmente ricadra' su tutte quelle capitali minori che non hanno altri gemellaggi, poi si reinstaurera' il circolo gia' rodato delle fratellanze geopolitiche. Banjul, capitale del Gambia la quale non ha altre fratellanze, viene alla ribalta per aver ricevuto proprio dallo stesso Taiwan, stato del quale abbiamo parlato l'altro ieri, 50000 $ donati all'Agenzia Nazionale per la Gestione dei Disastri. Indubitabilmente soldi utili, per le successive e numerose inondazioni nel Gambia ma anche testimonianza del sempre presente stimolo allo sviluppo di Taiwan, che da tempo sta scommettendo su questo paese dell'Africa orientale. 10000 km2 di grandezza - piu' o meno come l'Abruzzo - il Gambia e' il piu' piccolo stato dell'Africa continentale: ha conquistato l'indipendenza nel 1965 dagli inglesi, si puo' considerare un enclave del Senegal, dal quale e' stato ritagliato quasi interamente nella regione dove scorre per l'appunto, il fiume Gambia. Risulta quindi piu' fertile l'agricoltura, che occupa il 75% della popolazione e che raggiunge il 29% del PIL, mentre il prodotto storico di esportazione riguarda quello delle arachidi (la quale da sola rappresenta il 6,9% del PIL). Nonostante l'esportazione e un discreto movimento di merci, facenti scalo direttamente a Banjul, importante porto del paese oltre che capitale, un terzo della popolazione si mantiene sotto il livello internazionale di poverta' di 1,25$ al giorno. Ha fatto parte dei posti chiave dove i commercianti inglesi si rifornivano di schiavi (circa 3 milioni di schiavi deportati dalla regione in tre secoli) e piu' in generale della raccolta di schiavi oro e avorio che era stata cominciata dagli Arabi nel decimo e undicesimo secolo. Ha conosciuto dominazioni portoghesi e inglesi -i quali subentrarono ai primi dal 1588- alle quali cercarono di partecipare, anche se con scarso successo, i Francesi, che occuperanno solo zone ristrette della regione. Gli inglesi fermarono la tratta degli schiavi verso la propria nazione nel 1807, ma sara' soltanto cent'anni dopo, nel 1906 che passera' un'ordinanza che fermera' completamente il commercio di schiavi gambiani diretti in ogni parte del mondo. Se nel 1965 conquistera' come gia' detto l'indipendenza - con orientamento monarchico- , nel 1970 il Gambia diventera' una repubblica democratica inserita nel Commonwealth, con Sir Dawda Kairaba Jawara come capo dello stato, e non la Regina Elisabetta. Jawara fu rieletto cinque volte, tra le quali vi fu anche un tentativo di colpo di stato nel 1981 diretto Kukoi Samba Sanyang, un ribelle con orientamento marxista -come vedremo ce ne saranno tanti in Africa, non per ultimo Thomas Sankara del Burkina Faso- che falli' a causa anche degli aiuti delle truppe Senegalesi venute a dar manforte alle richieste portate oltremare - il presidente Jawara si trovava a Londra al momento dell'attentato al governo. Riuscira' tuttavia nel 1994 Yahya Jammeh, capo dell'Armed Forces Provisional Ruling Council a interrompere il periodo di stabilita' di Jawara: tolse l'opposizione politica di Jawara- la quale non pote' votare fino al 2001 - e istitui' il Provisional Independent Electoral Commission (PIEC) il quale organizza dal 1996 le elezioni nazionali.


Yahya Jammeh



Questo personaggio si "merita" una particolare attenzione: eletto nel 1997, rieletto nel 2001 con il 53% dei voti e rieletto nel 2006 con il 67,3%, Jammeh ha ricevuto riconoscimenti internazionali e l'appoggio di Ahmadinejad, il quale si dichiaro' nel 2006 favorevole allo sviluppo del Gambia, e di Taiwan -il quale contribuisce tutt'oggi con aiuti, come visto in apertura. Tuttavia, molti sono i punti i quali fanno rimanere scettici riguardo al suo governo: il primo riguarda la costituzione, a proposito della quale (varata nel 1970 sospesa nel 1994 durante il suo colpo di stato) nel 1995 e' stato creato un organo apposta per la revisione e la reimmissione di una nuova costituzione, entrata in vigore nel 1996, la quale prevedeva un forte governo presidenziale, una legislatura con una sola camera, una magistratura indipendente e la protezione dei diritti umani. E non basta l'uccisione nel 2000 di 12 studenti protestanti l'uccisione di uno studente gambiano, i quali vengono caricati dalle unita' d'intervento della polizia e l'uccisione di altri due studenti da parte dell'esercito; l'aspetto piu' disdicevole concerne la sempre piu' ridotta liberta' di stampa: una legge passata al parlamento -che ricordiamo, ha una sola camera legislativa- nel 2002 ha creato una commissione che puo'far arrestare e imprigionare giornalisti, mentre nel 2004 usci' una versione ampliata della legge che prevedeva pene detentive per calunnia e diffamazione, e annullava tutte le licenze di stampa e di trasmissione, costringendo tutti i media a ri-registrare con fino a cinque volte superiori quelli iniziali. Nel 2004 a seguito di queste dure leggi sulla liberta' d'espressione, ci fu la dichiarazione dello stesso Jammeh, che chiese ai giornalisti di obbedire al suo governo, o di andare all'inferno (!), mentre nel dicembre dello stesso anno, quasi a riprova della sua dichiarazione, ci fu la brutale uccisione del direttore di "Point" e giornalista presso "Reporters Sans Frontieres" Deyda Hydara, il quale era stato moderatamente critico verso del regime Jammeh. Non contento, Jammeh nel Giugno 2005 dichiara in radio e in televisione che ha permesso fin troppa espressione nel paese. E' stato collegata la sua figura dietro alle uccisioni di 44 emigranti ghanesi e 10 membri dell'ECOWAS (Economic Community of West Africa). Ma non e' finita: nel 2005 una coppia inglese residente in Gambia da 12 anni e' stata condannata per sedizione per la scrittura di messaggi di posta elettronica privati ad amici dove criticavano le azioni del presidente. Scoperti, essi sono stati condannati a un anno di reclusione con lavori forzati: la donna è stata rilasciata dopo aver scontato il suo anno, mentre l'uomo è rimasto imprigionato fino a settembre 2010. Come se non bastasse il regime di dittature mediatica, Jammeh ha contribuito ad instaurare un vero e proprio terrore con la dichiarazione del 15 Maggio 2008, annunciando che il suo governo prendera' provvedimenti verso gli omosessuali e le lesbiche ancora piu' duri rispetto a quelli introdotti dall'Iran, addirittura tagliando la testa a tutti quelli che entro 24 ore non lasciano il paese. Una delle ultime apparizioni data Luglio 2010, dove affermo' che "se non credi in Dio, non sarai mai grato all'umanita' e sei perfino meno di un maiale". Forse come premio a queste nefandezze, nel 2010 ha ricevuto la laurea honoris causa di Gran Dottore in Filosofia dalla scuola Scuola internazionale privata e Universita' degli studi fondamentali che sostiene l'accreditamento tra le altre cose da parte del Parlamento Internazionale per la Sicurezza e la Pace, che nel 2008 a Palermo gli consegno' uno speciale award. Ma cio' non stupisce piu' di tanto se si va a scrutare meglio e vedere cosa c'e' sotto questa organizzazione privata e il suo fondatore: Vittorio Ivan Busa', che si autoriconosce arcivescovo di Danzica e della repubblica democratica della Bielorussia, cosi' come Gran Khan dei Tartari e della Mongolia. I passaporti diplomatici che vengono rilasciati sono stati etichettati dal Concilio Europeo e da numerose altre fonti come "documenti di fantasia", mentre un columnist del Times, Bernard Levin, affermo' nel 1994 che bastano 140$ per entrare nell'organizzazione.



Banjul


Ma dopo doverose spiegazioni rispetto l'anomala forma di governo presente, eccoci qui a parlare della capitale. Banjul, capitale del Gambia, fondata nel 1816 dagli Inglesi come porto commerciale e come base per sopprimare la tratta degli schiavi. Inizialmente Bathurst dal generale inglese Henry Bathurst e rinominata Banjul dal 1973, con 34 mila abitanti (357,000 la sua conurbazione) e' la sede centrale e amministrativa del paese, sede anche della Banca Nazionale del Gambia, mentre la capitale commerciale del paese e' Serekunda, oltre che la piu' vastamente popolata.

Arch 22

Aeroporto internazionale di Banjul

Banjul vista dal satellite -a sinistra

martedì 21 settembre 2010

2a Capitale: Taipei, Taiwan


A Chongqing, dove nel 1945 Maozedong e Chiang Kai-shek si incontrarono senza riuscire a negoziare una tregua duratura, i loro successori firmano un’intesa commerciale, che in futuro sarà forse ricordata come l’avvio della riunificazione fra Cina e Taiwan.: infatti il Parlamento in data 29 giugno, ha approvato all'unanimita' con 68 voti favorevoli e nessun voto contrario -non erano in realta' presenti i deputati d'opposizione - "l'Accordo quadro di cooperazione economica". Portato in Aula dai membri del Partito nazionalista, il Kuomintang, e considerato una “creatura” del presidente dell’isola – il nazionalista Ma Ying-jeou – l'Accordo con valore commerciale di circa 200 milioni di $ annui, prevedendo drastici cali o addirittura l’annullamento delle tariffe negli scambi commerciali fra la Repubblica popolare e l’isola un tempo nota come Formosa. Si comincia con 539 prodotti taiwanesi e 267 cinesi, che corrispondono al 15% ed al 10,5% delle rispettive esportazioni, si calcola che i tagli alle tariffe eviteranno a Taiwan esborsi per 13,84 miliardi di dollari ed alla Repubblica popolare per 2,86.Lo squilibrio è a vantaggio di Taiwan, ed è un modo con cui il centro del celeste impero vuole mostrare la sua benevolenza nei confronti di quella che ufficialmente rimane una «provincia ribelle». L'accordo inoltre prevede l'apertura alle aziende di Taiwan di 11 aree di settore nei servizi cinesi. Dunque, oggi le aziende di Taiwan potranno occuparsi di sanità, assicurazioni e banche. Mentre secondo Chen Ching-ling, deputato considerato pro-Pechino “L’Accordo è estremamente importante per Taiwan, perché limita i rischi di essere emarginati dalla bilancia commerciale internazionale”, Tsai Huang-lang, deputato del Partito democratico progressista, la pensa in maniera diversa: “Una volta entrato del tutto in vigore, l’Accordo eliminerà la sovranità nazionale di Taiwan. Questa diventerà uguale a Hong Kong e Macao”. La pensano allo stesso modo i manifestanti che, da ieri, presidiano il Parlamento con cartelli che dicono: “Il governo ci sta vendendo”. Nonostante il riavvicinamento politico ed economico fra i due governi, la Cina sta tuttavia accrescendo il proprio vantaggio militare su Taiwan, secondo un rapporto pubblicato dal Dipartimento della Difesa statunitense. Il Pentagono sottolinea come Pechino “continui senza pause” a rafforzarsi militarmente in previsione di un conflitto con Taipei, considerata dal governo cinese alla stregua di una provincia ribelle. Attualmente, il giro d’affari fra i due Paesi si attesta sui 110 miliardi: prodotti commerciali taiwanesi per un valore di 80 miliardi vengono inviati in Cina, che a sua volta manda circa 30 miliardi nell’isola: potrebbe essere si' un accordo che siglerebbe una maggiore visibilita' a Taiwan, ma anche una limitazione di sovranita' commerciale e nazionale. L’intreccio sempre più stretto fra i sistemi produttivi, secondo Sung Kuo-chen, esperto di relazioni cino-taiwanesi all’università Chengchi di Taipei, sfocerà nell’«accettazione della moneta taiwanese sul territorio continentale». «A quel punto -si chiede Sung- cosa resterà ancora a dividere Cina e Taiwan»? Vedremo gli sviluppi a breve. Inoltre, secondo i termini del patto, rimane bandita da Taiwan (considerata da Pechino una “provincia ribelle”) la forza lavoro proveniente dalla Cina continentale. In ogni caso, la Cina ha ancora più di 1.000 missili puntati sull’ isola come monito contro la dichiarazione di indipendenza formale. I sondaggi indicano che la maggioranza dei taiwanesi respinge l’accordo commerciale.Ora, si potrebbe aprire la strada per Taiwan per firmare offerte di libero scambio con altri Paesi, una cosa alla quale Pechino ha sempre resistito in passato.



Taipei City Center




Taipei, 臺北市 e' la capitale di Taiwan. Attualmente Taipei City ospita 2,607,428 persone, mentre la citta' metropolitana raggruppa la vastita' di 6,870,357 persone. Risale al 1709 il primo importante insediamento urbano dell'etnia Han -la piu' numerosa al mondo, presente anche in Cina - mentre e' dal diciottesimo secolo che si ha un vero e proprio boom economico a causa del commercio del te'. Dal 1875 la parte settentrionale di Taiwan viene separata dalla prefettura e messa sotto il controllo cinese della dinastia Qing. Quando nel 1886 Taiwan diventa provincia cinese, Taipei inizia ad assumere importanza e ne diventa il capoluogo; persa la guerra sino-giapponese, la Cina come da accordo cede Taiwan al Giappone, che ne modifichera' estensivamente la struttura. Infatti gran parte degli edifici si costruiranno sotto la parentesi nipponica, che fara' di Taipei-ribattezzata Taihoku- la capitale della sua politica coloniale e principale centro dell'omonima prefettura, costituita nel 1920. Durante la guerra, a causa del coinvolgimento del Giappone in prima linea, fu varato un governo fantoccio filo-giapponese, la Repubblica di Cina, nota come Repubblica di Nanchino. Nel 1949
dopo essere stato costretto ad abbandonare la Cina continentale dai comunisti e dalla guerra civile cinese, Chiang Kai-Shek ha dichiarato Taipei la capitale provvisoria della Repubblica di Cina, con la capitale ufficiale a Nanjing (Nanchino). Taipei si amplia enormemente nei decenni dopo il 1949, e a causa del progressivo ingrandimento il 1 Luglio 1967 viene dato alla citta' lo status provinciale, con relativa amministrazione. Infatti attraverso numerose annessioni di villaggi periferici e l'aumento della popolazione di 1,56 milioni di persone, Taipei aumenta quattro volte la sua grandezza, fino a diventare una delle piu' popolose metropoli asiatiche. Alcuni l'hanno chiamato il miracolo Taiwan, anche se Paul Krugman assume posizioni scettiche a riguardo, affermando che grossa parte dello sviluppo delle tigri asiatiche e' stato svolto dai finanziamenti esteri presenti in maniera preponderante dagli anni Sessanta. Ad ogni modo, oggi Taiwan possiede una delle piu' ricche riserve di moneta estera, con i suoi 362 miliardi di dollari, ed anche una delle piu' stabili, non essendo stata intaccata dalla Crisi Asiatica del 1997, ma anzi continuando la sua crescita del 5% ogni anno. Taipei possiede tra le sue industrie una diversificazione accentuata per ogni settore, si va dall'industria tessile alla manifattura di prodotti elettronici e componentistica, macchine elettrotecniche, materiali di stampa e di precisione, aziende produttrici di cibi e bevande. Senza contare la produzione di navi, includendo navi da crociera e yacht, costruite al porto. Stanno incrementando i servizi connessi al commercio, al trasporto e al banking, mentre il turismo mantiene una sensibile anche se non significativa posizione, contribuendo a portare circa 6,8 milioni di dollari al paese. Marche importanti come Asus e Acer nel campo dell'informatica, ma anche Tatung, Mandarin Airlines, Chungwa Telecom, Uni Air hanno il loro quartiere a Taipei City. La citta' e' anche molto attenta al problemi dei rifiuti, questo anche a causa della sua produttivita': e' stato istituito il Recycling Fund, che ricicla i rifiuti di industrie e compagnie. Fino al 2008 il tasso di riciclaggio e' passato dal 6 al 32 %, lodevole risultato che ha permesso al governo di Taipei di partecipare all'Expo di Shangai del 2010 e di dimostrare il proprio sistema di riciclaggio. Taipei e' anche all'avanguardia per i sistemi di trasporto: grazie alla cosiddetta Easy Card, si puo' viaggiare su ogni tipo di trasporto addirittura senza togliere dal portafoglio la scheda, che viene letta da pannelli sensoriali. Come il Giappone pero', possiede un notevole tasso d'invecchiamento nella popolazione: una persona su 10 ha piu' di 65 anni, ma e' un dato determinato a scendere, poiche' il tasso di natalita' prevale con il 7,88% su quello di mortalita', 5,94%. Riguardo l'educazione, sono dislocate 20 universita' comprendenti campus in Taipei, la piu' antica costruita nel 1896. Fa scalpore come uno stato grande quanto la Campania e l'Emilia-Romagna riesca a concentrare al suo interno cosi' tante imprese e si ponga tra i Grandi Industriali internazionali. Anche a livello paesaggistico e naturalistico, il Taiwan possiede caratteristiche d'importanza: il Monte Yushan inoltre arriva fino a 3952 metri, altezza che e' possibile definire senza problemi "alpina".





Dalla capitale svetta il Taipei 101, che dal 2004 al 2010 ha detenuto il primato come grattacielo piu' alto del mondo -443 metri.






Chang Kai Shek memorial hall, Lantern Festiv

Vista di Taipei

domenica 19 settembre 2010

1a Capitale: Mbabane, Swaziland







Fatte le necessarie premesse, possiamo arrivare alla prima capitale messa in gioco: quella dello Swaziland. Si prende ad esempio questo piccolo stato dell'Africa del Sud per le sue frequenti e bizzarre apparizioni del proprio Re -e' uno degli ultimi stati africani dove vige la monarchia assoluta- nelle testate giornalistiche e scandalistiche internazionali. Ha fatto scalpore infatti l'ultima dichiarazione risalente a qualche giorno fa del primo ministro Dlamini, "useremo la tortura contro i dissidenti". Ma allarghiamo la visuale e proviamo ad osservare da vicino questo piccolo regno, mosca bianca in Africa poiche' ultimo esempio di monarchia assoluta . Identikit: King Swati III al secolo Makhosetive, nato nel 1968 dal Re-padre Sobhuza II (1899 - 1982) - di cui fu il sessantasettesimo figlio- e da Ntombi Tfwala, una delle giovani e ultime mogli del padre, la quale venne selezionata al momento della morte del padre dal 'Liqoqo' (Consiglio di Stato) come Elefantessa / Regina Madre ("Great Wife" and "Indlovukazi"). La parte curiosa in questa cerimonia e' che non il Re non puo' scegliere il suo erede: il Consiglio generale sceglie la moglie -tra le numerose- la quale diventera' imperatrice, e suo figlio -se l'eta' lo consente-, Re. Data la condizione minorenne del giovane Mswati, ci fu una sostituzione sostituito fino alla maggiore eta' da due giovani mogli che figurarono come imperatrici reggenti. Raggiunti i 18 anni e presi i poteri dal Consiglio, Mswati III diventa a tutti gli effetti il Re, seguendo inoltre la tradizione poligamica del padre Sobhuza II : (il quale ebbe 210 mogli e piu' di 1000 figli) infatti attualmente ha 14 mogli (le prime due vengono scelte dai consiglieri nazionali; i loro figli non possono diventare imperatori) e 23 figli. Non stupisce pero' se si conosce la regola locale: l'imperatore per cementare le relazioni all'interno dello Swaziland, deve sposare mogli appartenenti ad ogni clan del paese! Una certa liberta' che non vige solamente all'interno delle alte cariche, ma anche tra gli stessi membri del paese, il quale contiene il piu' alto e severo tasso di HIV/AIDS (26,1% per gli adulti, e 50% nei giovani) .Hanno suscitato critiche le politiche di contenimento del Re, il quale nel 2001 si e' appellato ad un'antico rituale di castita', l'umchwasho, poi imposto alla popolazione femminile del paese la quale doveva restare casta dai 16 ai 24 anni portando una nappina di lana come segno di riconoscimento. Ma non solo: pesanti condanne anche per quelle di loro che rimangono incinte, indossano pantaloni o anche si limitano a stringere la mano ad un uomo. Dopo un anno pero' il rituale e' stato abolito senza spiegazioni ufficiali, rimanendo ambivalente -inoltre lo stesso re ha svicolato dall'editto imposto, pagando una mucca e 164$ per aver avuto relazioni con una diciassettenne. Mswati viene anche criticato per il proprio lussuoso stile di vita, facendo bella mostra di sfavillanti e costose macchine -una da 500.000$, e per il fatto di spendere copiosi soldi pubblici per investimenti ed edifici privati -costi che arrivano fino a 40 milioni di $. Mbabane e' la capitale di questo piccolo regno dell'Africa -17.364m2, grande come il Lazio - che si e' guadagnato l'indipendenza nel 1968 dall'Inghilterra. Puo' contare quasi 100.000 abitanti, ed e' anche la piu' grande citta' del paese, che conta in totale quasi 1,180,000 persone; alta circa 1200 metri, e' il principale snodo dei traffici che si appoggiano principalmente a zucchero e turismo a livello commerciale.



A downtown street, Mbabane

A market

Hut

biblioteca del blog


Dato l'ammontare di cose da dire e da discutere, sara' utile diversificare i numerosi argomenti che poi formeranno, una volta raggruppati, separate rubriche a seconda che si parli di fatti recenti, cronache, articoli specializzati, e molti altri tipi di informazione. Non per ultimo il settore riguardo le capitali, che costituira' una base di lancio e di controllo rispetto a questa piattaforma geografica. Si prendera' una capitale di uno stato venuto alla ribalta nelle cronache per qualche fatto particolarizzato, per poi seguire un percorso da capitale a capitale seguendo i gemellaggi che queste intrattengono con le altre, evitando cosi' noiose liste alfabetiche, che risulterebbe anche difficoltoso seguire alla lettera, poiche' non vi e' fluidita' anche comparata all'informazione. Seguiranno anche informazioni generali riguardo l'astronomia e il quadro generale nel quale si iscrive il pianeta terra, e verranno inseriti links dove poter ampliare il proprio punto di vista scorrendo siti di diversa natura ma sempre collegati da un che di geografico o legato all'informazione.

sabato 18 settembre 2010

Una terra, molti stati


Quando dall'iniziale forma sferica, che tutti conosciamo, o abbiamo intravisto dal satellite, ci caliamo in una realta' piu' palpabile, di tutti i giorni, ci accorgiamo che ci sono dei limiti in un certo senso invalicabili, quelli "di stato" nel senso culturale e politico, che non e' possibile eludere semplicemente valicando i confini. A differenza di una forma sferica cosi' perfetta, silente e parlante, c'e' un senso materiale molto forte a livello di tutti i giorni, che viene diffuso in ogni presenza reale, racchiusa tra barriere nazionali. Quindi dal globo che noi tutti conosciamo e che abbiamo familiare dalle prime scuole elementari, si dipanano enormi differenze, culturali, antropologiche, storiche, folkloristiche. Ci sono innumerevoli realta' che convivono nello stesso momento, frammentate, a miriadi. Lo si puo' constatare anche prendendo a caso due opposte regioni del proprio paese, per poter notare quanto siano distanti le nozioni intrinseche di quel posto, di come gli uomini ragionino presi come da una "maglia culturale" che li inserisce in maniera integrata nella societa'. Quindi anche se la terra e' una, le differenze sono tante. Palpabili, sensibili. A livello di lingua, appartenenza etnica. Ma lo sbaglio che si puo' facilmente commettere puo' essere, per chi constata costernato quante frammentazioni siano presenti -si parla di macroscale- e' proprio quello di cristallizzare queste differenze in qualcosa di immutabile, incorreggibile, eterno e colorato con differenze mai colmabili. Questo sarebbe l'inizio di un lungo processo di compartimentazione che porterebbe inevitabilmente a preventivi assolutismi. Tuttavia, un po' per iniziare il percorso attorno a queste strane entita' chiamate capitali, e' necessario prima figurarsi il quadro complessivo di un'unita' di sovranita', che delinea oggi il quadro mondiale: negli anni, da quei fluidi e continui movimenti di genti, imperi e tribu', si e' arrivati oggi agli stati nazione, cresciuti progressivamente fino ad arrivare alla cifra di 204 -pur con varie distinzioni. 194 gli stati generalmente riconosciuti stati sovrani a livello internazionale, tra cui 192 membri ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite), mentre i rimanenti sono rispettivamente osservatore permanente di questa - Citta' del Vaticano - e un ex-membro, Taiwan, che oggigiorno e' riconosciuto solamente da 22 stati membri piu' il Vaticano. Successivamente, vi sono altri sette stati i quali si sono autoproclamati indipendenti, con alterna visibilita': Abcazia (riconosciuto da 4 membri Onu) ; Cipro del Nord (solo dalla Turchia) ; Kosovo (decisamente maggiore, settanta stati membri) e Ossezia del Sud (anche per lei 4 membri ONU). Gli stati rimanenti sono entita' che hanno ricevuto poca o nessuna importanza dallo scacchiere internazionale, risultando interamente al di fuori di accordi tra stati: Transnistria, Somaliland e Nagorno-Karabah. Per poi giungere a 3 entita' territoriali che pero' non possiedono un effettivo controllo sul proprio territorio: Autorita' Nazionale Palestinese (riconosciuta da 96 membri piu' il vaticano) , Sahara Occidentale (49 membri) e il Sovrano Militare Ordine di Malta (100 membri piu' il Vaticano). Si puo' gia', dopo questi dati, pensare a quanti stati vengano dimenticati, e di quanti effettivamente non se ne conosca l'esistenza, causa anche dell'influenza mediatica che spesso accentra e catalizza la maggior -se non tutta- attenzione su particolari stati, che divengono i principali attori di cronache. E questo non solo a causa dei conflitti interni o di guerre civili -al mondo sono numerose entrambe- ma proprio per strategie di importanza, valutate dai media. Questo un primo post per discernere in qualche passo le principali entita' sovrane territoriali.

giovedì 16 settembre 2010



Uno-due-tre-prova, Uno-due-tre-prova, sa' sa'...luci, pronte, audio, pronto..forbici? forbici..il nastro pronto per essere tagliato, e chi vuole porti anche portare qualche delizioso Veuve Cliquot, o, per i palati meno abbienti, un normalissimo Beaujolais, piu' gentile al gusto, gradevole e dolce. Chi paga? Certo, il blog si chiama ScambiCapitali, ma qui si tratta di nominativi differenti da quelli concepiti da Marx quasi 200 anni or sono: la corretta lettura si riversa in un contesto geografico, poiche' questo blog verra' animato e costituito inizialmente da Geografi -vi delucidero' prossimamente le caratteristiche di questa strana categoria in via d'estinzione, ancora presente in qualche riserva, categoria a volte timorosa di venire a contatti con la civilta' e quasi dimenticata, gruppo che ogni tanto almeno a livello attuale si riduce a cannibalizzarsi da sola come i lontani Tupinamba brasiliani, o a vendersi come alcune tribu' dei celeberrimi Pawnee indiani . Si e' fatto riferimenti ad aspetti diversi dalla Geografia per introdurre il concetto secondo il quale non si parlera' solamente di carte, mappe e -come dice il titolo- quelle cose strane e sconosciute al popolo di oggi, quelle inquietanti entita' territoriali che la Gelmini con l'ordinamento attuale ha reso ancora piu' aliene, le Capitali Nazionali -punto cardine per conoscere gli andamenti dello stato in se', come spiegheremo piu' avanti. Si intreccera' volentieri il discorso che risultera' composto da spunti di vario genere e si sconfinera' in altre discipline, creando interessanti missaggi e meticciati quando richiesto e quando necessario - oggi piu' che mai- poiche' anche nella Geografia si e' arrivati all'analisi di piu' fattori tra loro congruenti nel portare una visione il piu' possibile completa e parlante, il piu' possibile d'aiuto per l'occhio e la comprensione del geografo. Figura che sta diventando via via piu' complessa e a volte competitiva, nonostante il ristretto mercato, nel leggere letteralmente il territorio e cio' che lo circonda, nell'osservarne e distinguerne la storia, la cultura, come questo fluido immateriale e materiale agisca su di esso e di come lo modifichi. Oggi non si lavora piu' solamente sulla cartografia e sulle carte standard, la figura del navigatore-informatore e del cartografo ha nobilmente dato e dara' ancora il suo contributo, ma oggi la situazione e' piu' complessa. Tuttavia, quale strumento piu' utile per partire da un tema geografico se non le capitali nazionali? Spesso ci si ricorda che da bambini questo era uno dei giochi piu' gettonati tra quelli che poi sarebbero diventati in una decina d'anni veri e propri appassionati di questa materia, era il metodo piu' diretto per entrare in un contesto cosi' ampio e sconosciuto come quello globale: attraverso nomi talvolta esotici come "Manila" o impronunciabili come "N'Djamena" si entrava in reami quasi inimmaginabili, come se ci vivesse una stirpe aliena e si fosse testimoni di una realta' sconosciuta ai piu'. Diventava cosi' immancabile la domanda reciproca "Qual' e' la capitale del....?" un incredibile sprono nello studiarsi a memoria quei nomi buffi sottolineati in quei paterni e rassicuranti atlanti. Sulla stessa linea di allora, questo sara' il metodo adottato qui per incominciare un discorso sulla geografia, sulla scrittura della Terra, prendendo alla lettera quello che ci dice l'etimo della parola, e quindi scrivendo di essa, nel nostro blog. Non c'e' in questo un definito target: in realta' tutti potranno scambiare commenti e appassionarsi degli argomenti trattati, o istruirsi, o semplicemente passarsi il tempo, o introdursi volta per volta ad un nuovo interesse -non e' mai troppo tardi per conoscere com'e' fatto il mondo o sapere che esiste una determinata nazione nel pianeta in cui si vive. Probabilmente l'importante e' che se ne parli, di Geografia, nel tentativo di cancellare, almeno virtualmente, quello scomodo diktat proposto dalla Gelmini, Ministro per l'Istruzione, che ha perfino cancellato la Geografia dalle superiori. Quindi questa materia, gia' zoppicante e un poco malmessa, si e' vista togliere un ulteriore sostegno alla sua gia' fragile andatura, mettendola in serio pericolo. Tutto questo nonostante la sua veneranda eta', decisamente un gesto poco carino e polita, dopo tutto quello che ci ha generosamente dato in tutti questi -credo di non esagerare nel definirli cosi'- millenni! Quindi, diamo un po' di rispetto e nuova vitalita' a questa materia, sicuramente dovuta!

Il moderatore

Ps. Si e' presa come feticcio iniziale questa immagine di Valentino Rossi durante un impennata acrobatica come buon augurio a questo geo-neonato, un'icona intrisa di dinamismo ed energia e raffigurante a livello simbologico un vero e proprio decollo!